Mestre. Le luci della ribalta sabato hanno incoronato Domenico Marchesano.
È stato lui che a un certo punto era un po’ dappertutto: parava, sosteneva i compagni, incitava il pubblico e cercava di mediare con gli arbitri. In piena tranche agonistica.
E anche così il Green Project Città di Mestre ne ha tratto giovamento. Ha trovato la forza di resistere agli assalti lecchesi e di portare a casa tre punti preziosi.
“Non potevamo perdere la seconda partita consecutiva, non avrei dormito la notte.” Commenta l’ex portiere del Sala Consilina.
“Non amo perdere, non accetto che accada. Per questo in campo risulto antipatico, salvo poi chiedere scusa se eccedo troppo, ma al fischio finale tutto deve rientrate nelle normalità, nella routine quotidiana.”
E così è arrivata una vittoria contro una delle favorite del campionato, Lecco C5.
“Siamo stati bravi, sia in fase difensiva che in pressione. Tanto sacrificio da parte di tutti, con tutti che hanno dato il loro contributo. Poi siamo stati anche bravi a tenere per otto minuti l’uomo in più di movimento avversario. E non è cosa da poco. Abbiamo peccato in fase offensiva, perché forse avremmo potuto chiuderla prima, ma sono arrivati i tre punti e va bene così.”
Prima vittoria che è arrivata anche grazie alle tue parate.
“Avevo parlato con Murga prima della partita. Sapevamo di avere di fronte una delle squadre più attrezzate del campionato, ma sapevo anche che i miei compagni avevano le capacità per poter vincere. Guardate Bebetinho che si è sacrificato tanto anche in fase difensiva. Così come tutti nessuno escluso. Anche lo stesso Bordignon che in settimana aveva avuto la febbre.
E io ho fatto la mia parte.
Loro poi sono calati nel secondo tempo. Noi siamo stati bravi a non lasciarli scappare, ma hanno anche sbagliato tanto, mi viene in mente l’azione del primo tempo di Javi Roni, o quella di Rivella nel secondo.
Peccato solo per i punti persi a Padova, ma lì ha un certo punto, quando l’avevamo ripresa, non abbiamo avuto il coraggio di andarli a prendere, di pressarli, quello che abbiamo invece fatto sabato.”
E a un certo punto hai anche iniziato a incitare il pubblico del Franchetti.
“Il palazzetto era pieno. Ed è stato tutto perfetto. Io sono fatto così, quando sono in campo mi trasformo. Sentire il calore del pubblico mi carica, quindi, lo cerco quando compio qualche intervento decisivo. So che la cosa potrebbe dare fastidio, ma in campo sono così, prendere o lasciare.”
E per i tifosi arancioneri adesso è tutto un prendere!